Il Bacino del Po rappresenta un’importante area di criticità per la qualità dell’aria (polveri fini, ossidi di azoto, ozono), sin dall’entrata in vigore dei valori limite fissati dall’Unione Europea. Questa zona copre il territorio delle regioni italiane del nord ed include diversi agglomerati urbani quali Milano, Bologna e Torino. L’area è densamente popolata ed intensamente industrializzata. Tonnellate di ossidi di azoto, polveri e ammoniaca sono emesse ogni anno in atmosfera da un’ampia varietà di sorgenti inquinanti principalmente legate al traffico, al riscaldamento domestico, all’industria, alla produzione di energia. Un importante contributo è inoltre dovuto all’ammoniaca, principalmente prodotta da fertilizzanti ed attività agricole e di allevamento. A causa delle condizioni meteo climatiche e delle caratteristiche morfologiche del Bacino, le concentrazioni di fondo rurale degli inquinanti sono spesso alte e una larga parte del particolato atmosferico ha origini secondarie.
Al fine di ridurre i livelli di inquinamento atmosferico, le regioni hanno istituito il Tavolo di Bacino Padano ed hanno pianificato azioni comuni con lo scopo di limitare le emissioni nei prossimi anni. La necessità di azioni coordinate ha portato le amministrazioni locali e regionali a sottoscrivere un accordo con l’obiettivo di sviluppare e coordinare azioni di breve e di lungo periodo per migliorare la qualità dell’aria nel Bacino padano. L’Accordo di Bacino identifica i principali settori su cui agiranno le azioni: la combustione di biomasse, il trasporto di beni e passeggeri, il riscaldamento domestico, l’industria e l’energia, l’agricoltura.
In particolare al giorno d’oggi la legna è molto utilizzata per scaldare le abitazioni e diverse indagini hanno mostrato come gli apparecchi a legna siano molto impiegati e diffusi. Secondo l’ultima rilevazione ISTAT del 2013, in Italia circa il 15% delle famiglie usa le biomasse per il riscaldamento dell’abitazione e il consumo nazionale di legna da ardere è di circa 25 milioni di tonnellate all’anno.
La percezione comune considera la combustione domestica della legna una pratica ecologica e tradizionale, pertanto innocua per la salute. Tuttavia le evidenze scientifiche mostrano un quadro diverso: le emissioni di polveri fini e composti tossici dei piccoli apparecchi a legna (caminetti, stufe, inserti) sono molto rilevanti: in molte zone questa è la principale sorgente inquinante presente nell’aria che si respira.
Tutti i governi regionali sottoscrittori dell’Accordo hanno inoltre un proprio Piano di qualità dell’aria. Anche se le leggi variano da un Paese all’altro, si possono facilmente rapportare i tentativi normativi compiuti con la volontà di imporre agli apparecchi il possesso di standard minimi dal punto di vista dell’efficienza energetica e delle emissioni inquinanti.
Nello stesso periodo anche in Italia è cresciuta l’azione a livello nazionale e regionale per cercare di ridurre l’inquinamento generato dagli impianti di combustione domestica a legna. Pur se in passato l’installazione di apparecchi a biomasse ha usufruito di incentivi nazionali, nell’ambito delle strategie per lo sviluppo delle fonti rinnovabili non fossili, il riconoscimento dell’importanza dell’inquinamento dell’aria, generato dai piccoli apparecchi a legna, ha portato ad intraprendere un percorso per il contenimento dell’uso degli apparecchi più inquinanti e per limitare la contabilizzazione delle biomasse legnose ai fini degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.
Per questo motivo ha preso vita IL PROGETTO LIFE PREPAIR.
Il progetto PREPAIR mira ad implementare le misure previste dai piani regionali e dall’Accordo di Bacino su scala maggiore e a rafforzarne la sostenibilità e la durabilità dei risultati: il progetto copre la valle del Po e le regioni e le città che influenzano maggiormente la qualità dell’aria nel bacino. Le azioni di progetto si estendono anche alla Slovenia con lo scopo di valutare e ridurre il trasporto di inquinanti anche oltre il mare Adriatico.
Il progetto ha una durata di 7 anni (1 febbraio 2017 – 31 gennaio 2024)
Il budget totale è di € 16.805.939 con un co-finanziamento europeo di € 9.974.624
Il progetto è guidato dalla Regione Emilia Romagna, Direzione Generale cura del territorio e dell’ambiente, e coinvolge 17 partner.
Il proggetto PREPAIR vede il coinvolgimento di 6 regioni: Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Trento, nonchè 7 agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, 3 comuni (Bologno, Milano e Torino) e altri Enti che si sono così suddivisi gli argomenti del progetto :